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Artisti Spagnoli
I 10 più famosi artisti spagnoli
In questo articolo ti elenco gli artisti spagnoli più famosi. Sono tutti nomi che hanno segnato alcuni dei più grandi balzi nell’evoluzione dell’arte fino ai giorni nostri.
Picasso, Dalí, Velazquez, Miró, Goya, El Greco, Gris, Zurbaran, Murillo y Sorolla possono essere considerati tutti dei pionieri del loro tempo e hanno segnato e contribuito magistralmente al mondo dell’arte.
Artisti spagnoli famosi
Pablo Picasso
Picasso è considerato uno dei pittori più famosi del XX secolo. Oltre pittore, fu anche scultore, incisore, ceramista, scenografo, drammaturgo, poeta e creatore di stampe.
Picasso è stato, insieme a Georges Braque, il fondatore del cubismo e fu anche l’inventore della scultura costruita. Iniziò a disegnare quando era un bambino, guidato da suo padre, anche lui pittore, che valorizzò il precoce talento del figlio introducendolo alla pittura e allo studio dei grandi maestri.
Dopo aver vissuto a Malaga, A Coruña, Barcellona e Madrid, nel 1900 si trasferì a Parigi incoraggiato dal contagioso entusiasmo dei suoi amici di Els Quatre Gats, locale di Barcellona frequentato da artisti e intellettuali dove lui aveva scoperto quella che era considerata allora la capitale delle arti e delle mode.
Nella sua produzione artistica si possono distinguere diversi periodi e stili: Il periodo blu (1901-1904), caratterizzato dalla tristezza per la morte del suo carissimo amico Carles Casagemas, e rappresentato con i toni di blu; Il periodo rosa (1904-1907), durante il quale i suoi quadri adottarono un tono pastello, con colori più caldi, e rittraevano le persone, l’atmosfera bohemien e l’esplosione culturale con cui Picasso entrò a contatto nel quartiere dove si era trasferito, Montmartre: arlecchini, acrobati, saltimbanchi, clown, comici, pittori, comici, artisti, attori, poeti, scrittori; il periodo nero (1907-1909) in cui, influenzato dall’arte iberica e africana, Picasso inizia a creare volti geometrici e allungati usando colori grigi e scuri. Questa fu una fase di transizione verso il cubismo in cui l’artista si staccò gradualmente dall’arte esistente e creò una nuova tendenza.
Oltre al Cubismo, Picasso attraversò diverse correnti ben definite: Neoclassicismo, Surrealismo ed Espressionismo.
Picasso era un grande apassionato di corride e espresse questa sua passione in diversi capolavori. Lui stesso disegno vestiti per alcuni toreri.
Così dal 2003 gli si è voluto rendere omaggio durante la Fiera di Malaga, ad agosto, nell’arena della Malagueta, con una corrida puramente artistica chiamata “La Corrida Picassiana”: l’arena viene decorata con opere ispirate al pittore e i toreri vestono abiti anch’essi ispirati ai motivi di Picasso. È una corrida unica al mondo, da non perdere.
Salvador Dalí
Salvador Dalí non è solo uno dei più famosi artisti spagnoli, ma anche uno dei pionieri del Surrealismo.
Nacque nel 1904 a Figueras, nella provincia di Gerona, in una famiglia benestante, e iniziò a dipingere quando era molto piccolo.
Entrò a studiare alla Scuola di Belle Arti di Madrid, ma fu espulso più volte da questa istituzione per il suo comportamento eccentrico e i suoi commenti contro l’autorità. Così, Dalí decise di partire per Parigi, dove incontrò Picasso, sua moglie e musa, Gala Éluard, Max Ernst e soprattutto, André Breton fondatore del movimento artistico e letterario d’avantguardia chiamato Surrealismo (1924).
Lo scopo principale di questa corrente era l’espressione del subconscio attraverso la pittura, la letteratura, la fotografia, il cinema e la scultura. I suoi principi andavano contro la ragione, il razionalismo e il positivismo.
Dalí aderì alla teoria dell’automatismo surrealista di André Breton, anche se alla fine creò il suo proprio sistema, il sistema critico paranoico, uno stato che permette all’artista di mantenere un certo controllo sulle sue visioni, contraddicendo l’idea di puro automatismo di André Breton. Dalí analizzava, criticava e rielaborava i propri pensieri, sogni e visioni prima di catturarli.
Il suo lavoro è diventato un punto di riferimento anche per la pop art, ispirando molti lavori commerciali nella pubblicità, per il cinema, per la fotografia e per la moda.
Nel 1929, ad esempio, Dalí collaborò con il regista Luis Buñuel, amico della sua epoca studentesca. Per lui scrisse il controverso cortometraggio Un chien andalou (“Un cane andaluso”), che mostrava scene tipiche dell’immaginario surrealista.
Nel 1945, il Surrealismo arrivò anche a Hollywood con il film Spellbound (“Io ti salverò”), diretto da Alfred Hitchcock e progettato da Salvador Dalí, e sempre del 1945 è l’idea originale del cortometraggio a cartoni animati Destino, un viaggio surreale nato come risultato della collaborazione tra Walt Disney e Salvador Dalí in cui si narra la tragica storia d’amore tra Chronos, personificazione del tempo, e una donna mortale, una principessa ballerina, che si cercano in un deserto deforme e psicodelico.
Dal 1948 Dalí visse in Catalogna.
Quando morì, nel 1989, fu sepolto in una cripta, nel suo teatro-museo di Figueres, dall’altra parte della chiesa di San Pedro (dove era stato battezzato e aveva ricevuto la sua prima comunione) e a pochi metri dalla sua casa natale.
Diego Velazquez
Diego Velazquez nacque a Siviglia nel 1599.
A soli 11 anni entrò nella bottega del pittore sivigliano Francisco Pacheco, uno dei pittori più prestigiosi del suo tempo.
E’ considerato il pittore più importante del periodo barocco spagnolo e un grande ritrattista.
Incoraggiato dal suo maestro e suocero, Velázquez si recò a Madrid nel 1622 con l’idea di ottenere una posizione al servizio della monarchia spagnola.
Divenne pittore di corte di Filippo IV in quello che fu il periodo più splendido della cultura spagnola (l’Età dell’Oro). La sua posizione gli permise di studiare i grandi maestri dell’arte nazionale e internazionale nella collezione del Palazzo, come ad esempio Tiziano. Così facendo raggiunse uno stile molto personale che ha lasciato un segno indelebile nella storia della pittura.
Nel 1626 Velázquez viaggiò in Italia per studiare i grandi maestri e perfezionare la sua tecnica artistica. Durante questo periodo studiò il lavoro di Tintoretto, Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, migliorando così il suo modello di prospettiva.
Influenzato dalla tecnica, dalla composizione e dal sensualismo dei grandi maestri italiani, l’artista dipinse a Roma il suo unico nudo femminile: Venere allo specchio, conosciuto anche come la Venere di Rokeby. Il prestigio del pittore era tale che, dopo le sue insistenze, riuscì a convincere Papa Innocenzo X a concedergli un ritratto.
Al suo ritorno a Madrid, Velázquez portò con sé una dotazione di 300 nuovi pezzi per la collezione reale. Dopo questo, fu nominato aposentador del palazzo, ciò è responsabile della preparazione delle stanze reali, e continuò a lavorare per il re fino alla fine dei suoi giorni.
Le sue opere più importanti fanno attualmente parte della collezione permanente del Museo del Prado di Madrid.
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Joan Miró
Joan Miró è nato a Barcellona nel 1893. E’ stato un grandissimo pittore, scultore, incisore e ceramista. Durante i suoi novant’anni di vita ha anche vissuto e lavorato a Maiorca, Parigi e New York.
Uno dei pionieri del Surrealismo, nella sua opera ha espresso il suo interesse per l’ambiente rurale e per il subconscio, per la parte più “infantile” dell’essere umano, apportando la sua visione ingenua e felice del mondo, poiché per Joan Miró il subconscio era un enorme parco giochi. All’inizio della sua vita artistica mostrò forti influenze fauve, cubiste ed espressioniste, passando poi alla pittura piatta con una certa aria naïf.
Iniziò a dipingere all’età di 8 anni, consigliato da suo padre. Anche se intraprese studi commerciali, seguiva lezioni private di pittura. Verso il 1910 dovette trasferirsi a Montroig del Camp, in provincia di Tarragona, nella fattoria della sua famiglia, per guarire dalla febbre tifoidea.
La sua convalescenza gli permise di riflettere sul suo futuro e decise di dedicarsi alla pittura. Si iscrisse alla Escuela Superior de Artes Industriales y Bellas Artes (La Llotja) di Barcellona, diretta da Francisco Galí. Lì stabilì i suoi primi contatti con la cerchia di artisti catalani che più tardi divennero suoi amici, colleghi e mecenati. Furono anni in cui l’artista scoprì le ultime tendenze artistiche europee, che avevano suscitato il suo interesse.
Nel 1919 viaggiò a Parigi, dove incontrò intellettuali e artisti dell’epoca come Picasso, André Masson, Ernst Hemingway, André Breton, Paul Éluard e Tristan Tzara, e nel 1924 firmò il Manifesto Surrealista.
Dal 1930 in poi mostrò un crescente interesse per altre discipline, come il bassorilievo e la scultura. Infatti negli anni successivi Miró creò molte ceramiche e murales, come quelli che si possono vedere oggi in alcune città europee, ad esempio i murales della sede dell’UNESCO a Parigi, dell’Università di Harvard o dell’aeroporto di Barcellona.
Rimane ancora uno dei pittori più influenti al mondo, e la sua opera trascende le arti plastiche. Si è riflessa in campi come la grafica e la pubblicità. E’ il caso, ad esempio, della collaborazione che fece con Max Ernst per i costumi e le scenografie del balletto Romeo e Giulietta. Fu anche il designer del Manifesto ufficiale del campionato mondiale di calcio del 1982, tenutosi in Spagna.
Ha continuato a creare opere fino alla sua morte, nel 1983.
Oggi in Spagna puoi visitare il “Triangolo di Miró“, tre luoghi, tre paesaggi emozionali dove poter capire e approfondire l’opera e lo spirito di questo grande artista.
La Fundació Joan Miró di Barcellona è stata creata nel 1975 con l’obiettivo di ospitare gran parte della sua opera e diffondere le nuove tendenze dell’arte contemporanea. È il centro di riferimento per studiare e contemplare la sua opera, dai suoi inizi alla sua fine.
La Fundació Mas Miró a Montroig del Camp rappresenta le sue radici, la terra e l’ispirazione, il punto di partenza e l’origine della sua opera.
La Fundació Miró a Mallorca: la sua isola, un rifugio per tre decenni di creazione artistica, il laboratorio che aveva sempre sognato.
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Francisco de Goya
Francisco de Goya y Lucientes è nato il 30 marzo 1746 a Fuendetodos, nella provincia aragonese di Zaragoza.
E’ stato un punto di riferimento per i più importanti pittori della sua epoca e fonte d’ispirazione per gli artisti successivi, anticipando l’arte moderna. Spesso viene indicato infatti come l’ultimo degli antichi maestri ed il capostipite dei moderni.
Ha coltivato tutti i generi, in particolare la ritrattistica e la pittura di cronaca, dipinti sorprendenti e innovativi con i quali ha rappresentato i momenti storici della Madrid dell’epoca. Produsse anche molte opere con temi erotici, il che gli costò qualche dispiacere con l’Inquisizione.
Goya incominciò la sua carriera artistica molto giovane. Suo padre era un argentiere e anche se apprese con lui questo mestiere decise di dedicarsi alla pittura. Si trasferì a Madrid per formarsi con Francisco Bayeu, che gli diede un lavoro alla Reale Fabbrica di Arazzi. Oltre a dedicarsi alla produzione degli arazzi, in quell’epoca cominciò anche a dipingere ritratti e opere religiose.
Grazie al suo talento, nel 1785 riuscì ad entrare nella prestigiosa Accademia di San Fernando di Madrid, e nel 1789 fu nominato pittore di corte da Carlo IV. Questo fu un passo fondamentale nella sua carriera, poiché nella Corte Reale ebbe accesso alle collezioni reali di dipinti, e soprattutto a Velazquez, di cui era un grande ammiratore.
Nel 1793 fu colpito da una grave malattia che lo rese sordo, causata dal saturnismo, un’intossicazione da derivati del piombo (il colore bianco era fatto con questo metallo) . Da quel momento in poi il suo lavoro divenne progressivamente più cupo e pessimista.
Nel 1799 divenne Primer Pintor de Cámara (Primo Pittore di Corte), il grado più alto in assoluto per un pittore di corte spagnolo.
Durante la guerra d’indipendenza spagnola (1807- 1814) Goya rimase a Madrid e venne colpito profondamente dagli orrori che il suo paese stava vivendo, come testimoniano lavori come El 2 de mayo y Los fusilamientos del 3 de mayo.
Il pittore mantenne la sua posizione di pittore di corte anche sotto Giuseppe Bonaparte, il che lo fece cadere in disgrazia. Nel 1815 si ritirò dalla vita pubblica.
Disilluso dagli sviluppi politici e sociali in Spagna, in una situazione di quasi isolamento visto il peggioramento della sua malattia, si trasferì ad una casa di campagna che acquistò nella periferia di Madrid, la Quinta del Sordo. L’artista creò nelle sue mura una decorazione spettacolare e molto particolare: quattordici grandi murales con una predominanza di toni marroni, grigi e neri, su temi macabri e terrificanti, le sue famosissime Pinturas Negras,che preludono all’Espressionismo e al Surrealismo con quasi 100 anni di anticipo rispetto al loro exploit.
Alla fine, nel 1824, Goya decise di ritirarsi nella città francese di Bordeaux, dove visse fino alla sua morte senza smettere di dipingere e dedicarsi a l’incisione. Lìi completò la sua serie La Tauromaquia.
Morì il 16 di aprile del 1828, all’età di 82 anni. Il suo corpo oggi riposa nella chiesa di San Antonio della Florida a Madrid, uno dei luoghi sacri più popolari per i madrileños, molto celebre per la festa che vi viene organizzata ogni 13 giugno. Ti consiglio di visitare questo piccolo eremo dedicato a Sant’Antonio di Padova, costruito per ordine di Carlo IV, poiché oltre alla ultima tomba del pittore, ospita un suo grandioso capo lavoro. A me piace tantissimo.
Oggi al Museo del Prado di Madrid è sposta la più grande collezione di opere dell’artista.
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El Greco
Anche se nato sull’isola greca di Creta, che all’epoca apparteneva alla Repubblica di Venezia, El Greco (Domenikos Theotokopoulos) sviluppò il suo stile particolare e la maggior parte della sua carriera artistica in Spagna.
Nel 1567 si trasferì a Venezia, a quel tempo il più grande centro artistico d’Italia. Tiziano e Tintoretto, Veronese e Bassano lavorarono lì e furono di grande ispirazione per l’artista.
Nel 1570 si trasferì a Roma, dove fu accettato nella casa del cardinale Alessandro Farese. Anche se nel 1572 fu espulso dalla casa del cardinale, rimase in Italia fino al 1576.
Poi si trasferì a Madrid, nel tentativo di entrare alla corte di Filippo II e poter lavorare a El Escorial. Dopo il suo fallimento si stabilì nella città di Toledo, dove visse e lavorò intensamente e con grande successo per il resto della sua vita, per i conventi locali e la nobiltà di Toledo. Morì in quella città nel 1614.
Tra le caratteristiche principali della pittura di El Greco dobbiamo evidenziare il suo modo unico di usare i colori e le sue figure esageratamente allungate e sottili, con grandi tele che galleggiano intorno a loro.
Nella sua opera c’è una fusione di forme iconografiche bizantine con la colorazione della pittura veneziana e la religiosità spagnola, un nuovo linguaggio artistico strettamente legato al manierismo italiano, ma con caratteristiche stilistiche molto personali.
Uno dei più famosi dipinti spagnoli creati da El Greco è La sepoltura del conte di Orgaz che rappresenta il miracolo avvenuto nel 1323. Oggi si può ammirare nella Chiesa di Santo Tomé, a Toledo.
Juan Gris
Juan Gris (il cui vero nome vero è Josè Victoriano Gonzàlez) è nato il 23 marzo del 1887 a Madrid.
Già da molto piccolo mostrò una grande abilità e vocazione per la pittura, tanto che iniziò a formarsi alla Scuola di Arti e Mestieri di Madrid e riuscì poi ad entrare alla prestigiosa Accademia di Belle Arti di San Fernando.
La morte di suo padre, il desiderio di sfuggire al servizio militare ed il sogno di iniziare la sua carriera artistica nella città dell’avanguardia pittorica, lo fecero andare a Parigi. Lì conobbe il suo connazionale Pablo Picasso, che stava creando un nuovo stile, quello che sarebbe stato definito poi come cubismo. Divennero amici e Picasso lo introdusse nell’ambiente intellettuale, artistico e dei mercanti d’arte di Montmartre, facendogli conoscere altri pittori come George Braque, Fernand Léger, Modigliani e Matisse.
Anche se i primi anni di Juan Gris furono relativamente instabili a livello economico e per sopravvivere dovette dedicarsi, come già aveva fatto a Madrid, all’illustrazione satirica per diverse riviste, gradualmente passò alla pittura, applicando la nuova esperienza cubista che Picasso gli aveva fatto conoscere.
Pablo Picasso decise, insieme a Gris e ad altri artisti fedeli al cubismo, di creare un nuovo stile che pur rimanendo all’interno di questa tendenza artistica lo differenziasse dalla precedente fase, creando rappresentazioni cubiste attraverso l’introduzione di nuove tecniche come il collage o papier collé, di cui Gris era un grande esperto, elementi che appartenevano alla vita quotidiana come ritagli di spartiti musicali, giornali, pezzi di legno, pezzi di stoffa. Per questo motivo l’opera di Juan Gris si evolse verso la prima fase cubista, il cubismo analitico, la cui tavolozza cromatica era dominata da toni grigi e ocra, e poi verso il cubismo sintetico, con il quale si tornò di nuovo ad una più ampia varietà di colore.
Il “Ritratto di Picasso” è una delle opere più conosciute di Juan Gris. Si tratta di un chiaro omaggio all’uomo che lo introdusse al mondo del Cubismo. Oggi si può ammirare all’ Istituto d’Arte di Chicago.
A Madrid trovi molte opere di Gris. Al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza trovi ad asempio Bottiglia e fruttiera, Natura morta, L’uomo che fuma (Frank Haviland) e Donna seduta e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía La cantante, Violino e chitarra, Ritratto di Josette, La finestra aperta, La bottiglia di anisetta e Chitarra davanti al mare.
Gris morì a Boulogne-sur-Seine l’11 maggio 1927, a soli quarant’anni.
Francisco de Zurbaran
Durante tutto il XVII secolo, Siviglia divenne il principale centro della pittura dell’epoca, grazie alla presenza di quattro delle figure più importanti del barocco spagnolo: Velázquez, Zurbarán, Alonso Cano e Murillo.
Francisco de Zurbarán, nato nel 1598 in un piccolo villaggio chiamato Fuente de Cantos, nella regione dell’Extremadura, fu il primo a deliniare questa corrente artistica.
È conosciuto soprattutto come il “pittore dei monaci” perché ha saputo esprimere straordinariamente bene la religiosità che pervadeva la vita spagnola del XVII secolo. Il suo modo di dipingere i volti e i tessuti è qualcosa di meraviglioso.
Finito il suo apprendistato a Siviglia, Zurbarán tornò nella sua nativa Estremadura e vi rimase fino al 1626, momento in cui l’ordine dei Domenicani di Siviglia lo chiamò a dipingere una serie di tele nel convento di San Pablo el Real. Il suo lavoro fu così ben accolto che il Consiglio Comunale di Siviglia gli propose ufficialmente di trasferirsi a Siviglia. Nel 1628 il pittore firmò un contratto per dipingere ventidue tele per il convento de La Merced Calzada.
La fama del pittore estremeño era così grande che lo stesso Velázquez, grande amico di Zurbarán, suggerì alla corte di Madrid di chiedergli di collaborare alla decorazione del palazzo del Buen Retiro.
Siviglia viveva del commercio con le Americhe ed era uno dei grandi porti europei. I galeoni carichi d’oro arrivavano lì e salpavano con le loro stive piene di prodotti spagnoli, così come di opere d’arte. Zurbarán cominciò a produrre dipinti religiosi per il mercato americano.
Francisco de Zurbarán morì a Madrid all’età di 65 anni.
Uno dei suoi migliori dipinti è La Visione di San Pietro Nolasco, dal Convento della Merced di Siviglia, ora nel Museo del Prado.
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Bartolomé Esteban Murillo
Murillo fu uno dei pittori più influenti di Siviglia nel XVII secolo, rappresentante di spicco della pittura barocca spagnola durante il Siglo de Oro.
Nato nel 1617 a Siviglia, si formò nella botega di Juan Castillo, suo parente, insieme a Alonso Cano. Presto cominciò a distinguersi per il suo talento.
Anche se nei primi anni della sua carriera artistica dovette vendere i suoi quadri a poco prezzo in giro per i paesini, trovò presto grandi opportunità nella sua città natale. Di fatto, grazie agli scambi commerciali che avvenivano in questo importante porto, che favorirono i contatti con i mercanti del Nord Europa e dell’America, Murillo poté scoprire l’opera di Van Dyck e la pittura fiamminga, e perfezionare la sua tecnica.
Ebbe anche l’opportunità di vendere le sue tele a coloro che si imbarcavano per le Indie.
Decise di partire per Madrid e lì riuscì a farsi aprire da Velázquez le porte del Palazzo Reale di Madrid e del Monastero dell’Escorial, dove poté ammirare e copiare i dipinti dei grandi maestri.
Tornò a Siviglia e lavorò nello studio di Velázquez. Suscitò scalpore e ammirazione e da quel momento iniziò ad affermarsi come pittore.
Nel 1645 dipinse una delle opere che lo hanno reso più famoso: tredici tele per il Claustro Chico del Convento Casa Grande di San Francisco a Siviglia.
Nel 1660 fu cofondatore della “Academia de Pintura“, dirigendola insieme a Francisco de Herrera el Mozo.
Durante il suo periodo glorioso ricevette importanti commissioni, come la pala d’altare per il Monastero di San Agustín, i dipinti per la Chiesa di Santa María la Blanca, i dipinti per la pala d’altare principale e gli altari delle cappelle laterali della chiesa del Convento dei Cappuccini di Siviglia, e i dipinti per l’Hospital de la Caridad.
Murillo è conosciuto per le sue scene di genere, che costituiscono un interessante studio della vita popolare dell’epoca, ma come risultato di alcuni quadri che dipinse per la Cattedrale di Siviglia, cominciò a specializzarsi nei due temi che gli hanno portato più fama, la Vergine col Bambino e l’Immacolata Concezione.
Mentre decorava la chiesa del convento dei Cappuccini a Cadice cadde da un’impalcatura e morì, lasciando incompleta così l’opera dello Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria.
Il 4 aprile 1682, fu sepolto nella chiesa originale di Santa Cruz, a Siviglia, scomparsa durante l’occupazione francese. Il sito della vecchia chiesa è ora occupato dalla Piazza di Santa Cruz, sotto la quale, in un luogo sconosciuto, riposano i resti di Bartolomé Esteban Murillo. Una lapide, posta su una delle facciate delle case di questa piazza, ricorda questo fatto.
Consiglio: La mia guida per visitare la cattedrale di Siviglia.
Joaquin Sorolla
Joaquín Sorolla y Bastida è nato a Valencia nel 1863. È il più grande esponente dell’impressionismo spagnolo. L’opera di Sorolla è sorprendentemente vasta: quasi tremila dipinti e più di ventimila disegni e schizzi.
Crescere in un quartiere di pescatori in riva al mare fu sicuramente la sua fonte di ispirazione, perché amava dipingere all’aperto e catturare la luce mediterranea, e la gente, sia nella huerta valenciana che al mare, con colori tenui.
Nel 1865 i suoi genitori morirono per un’epidemia di colera e lui e sua sorella andarono a vivere con i loro zii materni.
Imparò il mestiere di fabbro con suo zio, ma poiché mostrava un grande interesse per il disegno, il direttore della scuola secondaria che frequentava Sorolla consigliò a suo padre adottivo di iscriverlo ai corsi serali della Scuola degli Artigiani di Valencia nel 1876. Premiato alla fine di questi studi preliminari, entrò nella prestigiosa Scuola di Belle Arti San Carlos di Valencia nel 1879.
Nel 1881 finì i suoi studi e incontrò il pittore Ignacio Pinazo, che era appena tornato dall’Italia, portando con sé un nuovo modo di trattare la luce nella ricerca di effetti luminosi. Questo piacque molto a Sorolla.
Le sue visite a Madrid nel 1881 e 1882 gli permisero di copiare dipinti di Velázquez, Ribera e El Greco nel Museo del Prado.
Nel 1884, la Diputacion Provincial de Valencia bandì un concorso di pittura con il quale si poteva vincere una borsa di studio per viaggiare a Roma. Soroya face domanda perché voleva perfezionare i suoi studi. Il suo quadro El crit de Palleter convinse la giuria e all’inizio del 1885 si trasferì a Roma.
Lì studiò i grandi maestri del Rinascimento italiano.
Viaggiò in tutta l’Italia e arrivò a Parigi attratto dalla pittura naturalistica. Lì fu colpito dal realismo del pittore Jules Bastien-Lepage.
Nel settembre 1888, tornò in Spagna per sposare Clotilde Garcia del Castillo. Tornarono in Italia, ad Assisi, e vi rimasero fino a quando Sorolla completò la sua borsa di studio nel 1889.
Dopo aver ricevuto il Grand Prix dell’Esposizione Universale di Parigi nel 1900, Sorolla consolidò il proprio stile, e la sua fama arrivò nel mondo artistico internazionale. Anche se riconosceva delle somiglianze con l’impressionismo, il suo stile aveva alcune differenze, come le pennellate lunghe (e non quelle corte degli impressionisti). Usò anche il nero, considerato un “non colore” dagli impressionisti. A differenza degli impressionisti francesi, in Sorolla, oltre la luce, era fondamentale anche la tematica costumbrista.
Il suo amico Aureliano Beruete gli propose di lavorare come ritrattista. Questa attività lo rese molto popolare e gli diede grande prestigio poiché personalità del mondo della finanza, delle arti e della politica richiedevano i suoi ritratti.
Nel novembre del 1911, la Hispanic Society di New York incaricò Sorolla per dipingere un enorme murale, le famose Regioni di Spagna.
Il nucleo principale della opera del pittore si trova nel Museo Sorolla, situato nel Paseo del General Martínez Campos a Madrid. Questo straordinario spazio espositivo, creato su richiesta della vedova dell’artista in quella che fu la loro residenza dal 1911, ha circa 1.100 opere, la maggior parte delle quali provenienti dall’eredità della famiglia.
Nella tua visita al Museo Sorolla potrai osservare una curiosità: guarda attentamente le firme sui dipinti e sui disegni dell’artista. Troverai fino a cinque o più firme diverse. Sorolla non amava firmare e quando doveva presentare un lavoro per una mostra, tutta la famiglia firmava i quadri: lui, sua moglie Clotilde e i suoi tre figli, María, Elena e Joaquín.
Al Museo del Prado di Madrid puoi ammirare Bambini sulla spiaggia, uno dei quadri più famosi di Sorolla.
Un infarto lo colpì mentre stava ancora dipingendo. Morì il 10 agosto 1923 nella sua casa di Cercedilla, nella Sierra de Guadarrama, a 56 chilometri da Madrid.
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